Nato in Francia nel 1943, Jean-Jacques Annaud è il più fortunato ma anche il più audace dei registi francesi. Attraverso soltanto sei film si è meritato la fama di cineasta originale la cui arte è ormai fonte di culto sfrenato."Le originalità sono obbligatorie per un cineasta europeo che voglia far spettacolo competitivo rispetto al cinema americano", è quello che sostiene parlando di se stesso. Ciclopico lettore di libri, interessatosi al cinema già a sette anni, negli anni sessanta è stato famoso ed apprezzato regista di spot pubblicitari (circa 500!). Fortunatissimo all'esordio cinematografico con "Bianco e nero a colori" subito Premio Oscar ad Hollywood quale miglior film straniero, pellicola estremamente originale ed incisiva girata per intero in Africa.
Attraverso il successivo e deludente "Il sostituto", con "La guerra del fuoco" ottiene uno strepitoso successo; nel film si racconta la storia di una tribù di primitivi alla ricerca estenuante del fuoco che sanno vegliare ma non originare. Per Annaud è sfida impossibile affidare il commento sonoro soltanto ai suoni ed ai rumori della natura
in quanto gli uomini non si esprimono a parole ma con gesti e suoni gutturali, comunque, nonostante quest'apparente mutismo, il film rivela una ricchezza ascoltativa disarmante unica e rara nel suo genere; premiato con l'Oscar per il trucco. Cinque anni dopo, nel 1986, il suo più grande successo al botteghino che gli attribuirà la reputazione di non solo regista estremo: "Il nome della rosa"; tratto da un best-seller di Umberto Eco, costato trenta miliardi, è capolavoro indiscusso con una stupefacente fotografia di Tonino Delli Colli e le scenografie faraoniche di Dante Ferretti, con Sean Connery sempre grande personaggio, nel ruolo del protagonista. Il film, campione d'incassi, è un thriller medioevale imponente e superbo.
Successivamente, un altra impresa impossibile:"L'orso"; cinque anni di preparazione per scegliere ed addestrare circa settanta orsi, cento giorni di riprese sulle dolomiti in condizioni climatiche proibitive, solo orsi come attori e Douce un cucciolotto di otto chili come star. Un grande film d'avventura attraverso sofisticate ricerche d'avanguardia sui suoni della natura. Per mezzo anche di una impeccabile tecnica filmica, Annaud, è riuscito a far comunicare dagli animali allegria, affetto e paura, emozioni riservate "di solito" soltanto agli umani. Un aneddoto su tutti: per indurre i due orsi protagonisti a pescare nel torrente, per come il regista francese intendeva, sono stati necessari due anni di lavorazione.
Al 1991 risale "L'amante", la vicenda di un adolescente francese ed un ricco cinese che ha il doppio degli anni, i quali scopriranno, dopo lungo tempo, che ciò che pensavano fosse soltanto sesso sfrenato, in realtà era amore; naturalmente anche la realizzazione di questa opera è una sfida, nella storia Annaud fa parlare i corpi dei protagonisti come nessun dialogo può; la parole dello stesso regista a spiegazione dell'opera:"Il film è la storia di un conflitto fra ragione e sentimento e l'idea è quella del rifiuto del corpo, della difficoltà che ha la mente di accettare la naturalità e l'istintività del desiderio".
Filmografia:
"Bianco e nero a colori", 1976;
"Il sostituto", 1978;
"La guerra del fuoco", 1981;
"Il nome della rosa", 1986;
"L'orso", 1988;
"L'amante", 1991;
"Wings of Courage", Imax Experience, 1995;
"Sette anni in Tibet", 1998;
"Il nemico alle porte", 2001;
"Due fratelli", 2004;
"Sa Majesté Minor", 2007;
"Il principe del deserto", 2011.