Per John Carpenter (USA, 1948), iI cinema è un mezzo per trasmettere sensazioni; i suoi film non sono un strumento per comunicare messaggi, ma emozioni; sostiene la necessità di lasciare i contenuti alla letteratura che li rende a vita piena. La sua specialità è il fanta-horror; i suoi personaggi sono come "presi in trappola", sempre inseguiti e con qualcosa con cui fare i conti. Carpenter più di altri è il regista della notte, gioca continuamente con il visibile-non visibile e questo crea nello spettatore uno stato d'ansia che rende nervosi. Le sue storie raramente superano le quarantotto ore ed hanno sempre scadenze incombenti, una lotta frenetica contro il tempo.
Attraverso questa filosofia ed una cinematografia basata sul B-movie, cioè sui film a basso costo a produzione pressoché indipendente ("Lavorare con molti soldi o pochissimi soldi è la stessa cosa... è tutta una questione di saper raccontare una storia"), è divenuto in sordina il regista cult del genere.
Autore poliedrico, firma regia, sceneggiatura e soggetto (alcune volte anche il montaggio) e soprattutto la musica; È l'unico regista-musicista di importanza internazionale, le sue colonne sonore sono essenziali, tesissime e mai estranee alla vicenda (il padre è docente di musica all'Università del Kentucky nonché turnista jazz).
Uno dei primi lavori il cortometraggio realizzato a più mani "The Resurrection of Broncho Billy" (premio Oscar per il soggetto nel 1970), per cui Carpenter è autore del soggetto, della sceneggiatura e della musica. Il primo lungometraggio "Dark Star" (regia, soggetto, sceneggiatura e musica), è saggio di diploma girato in 16 mm, gonfiato successivamente a 35 mm per la distribuzione nelle sale e con l'aggiunta di circa 20 minuti di riprese. Il successivo "Distretto 13: le brigate della morte", per cui il cineasta è regista, soggettista, sceneggiatore e autore delle musiche, è un western metropolitano; è il suo primo film professionale. Nella pellicola c'è una delle scene più agghiaccianti della storia del cinema, la famosissima sequenza dell'assassinio de «la bambina ed il gelataio». È poi la volta di "Halloween, la notte delle streghe" (regia, sceneggiatura e musica), primo successo commerciale, realizzato con un budget così ridicolo, 300.000 dollari, con il quale Carpenter non riuscirà a pagare neanche se stesso.
Il successivo "Fog" (regia, soggetto, sceneggiatura, scenografia e musica), è trionfo al Festival di Avoriaz; film dalle atmosfere inquietanti in cui protagonista è la nebbia. Per questi primi quattro film l'autore ha avuto il pieno controllo su tutte le fasi della lavorazione; d'ora in poi invece passerà a produzioni hollywoodiane con largo dispiego di mezzi e collaboratori; in "1997: Fuga da New York" gli effetti speciali sono curati da James Cameron e non è poco; il personaggio principale Jena Pliskenn, è interpretato da Kurt Russell che contribuisce a dare un ritmo vertiginoso alla vicenda. Questo fanta-thriller è importantissimo perché, realizzato prima di "Blade Runner" di Ridley Scott, che ha rivoluzionato il cinema di fantascienza, ne ha anticipato alcune novità. Ormai regista di culto realizza "La cosa", girato tutto in mezzo ai ghiacci è senza dubbio un opera angosciante, con il meglio degli effetti speciali. Ancora è la volta di "Christine: la macchina infernale" nel quale l'accoppiata John Carpenter-Stephen King (autore del romanzo) si mette in evidenza per la raffinata semplicità narrativa.
Il seguente "Starman" è una fanta-favola con Jeff Bridges candidato all'Oscar; senza dubbio l'unico film romantico. Lo spassoso "Grosso guaio a Chinatown" è una strana ma piacevole avventura tra magia e fumetto che sancirà la definitiva rottura tra Carpenter ed Hollywood; il film, un fiasco sia di pubblico che di critica, convinse il regista prima a ritirarsi e poi al tornare al B-movie. Nel 1987 quindi "Il signore del male", in cui Carpenter torna prepotentemente al cinema indipendente a basso costo dove si è dimostrato maestro come pochi; tra le curiosità il cantante Alice Cooper tra gli attori. Una nuova svolta è con "Essi vivono", una pellicola straordinaria, un budget bassissimo per un opera di grande qualità e capacità realizzativa. È del 1992 una grande scommessa tecnologica, "Avventure di un uomo invisibile", che insieme a "Starman" e "Il seme della follia" ha effetti speciali superbi curati dall'Industrial Light & Magic di George Lucas. In queste pellicole a dispetto delle precedenti si resta affascinati dalla perfezione tecnica.
Per appassionati esasperati è "Body Bags. Corpi estranei", film a tre episodi di cui uno diretto da Tobe Hopper e come attori: Roger Corman, Wes Craven, Sam Raimi e lo stesso Carpenter, ovvero il gota del cinema horror indipendente statunitense. Nel '94 gira "Il seme della follia", il miglior horror degli ultimi anni dove si gioca continuamente sulla confusione tra finzione e realtà (ricordate "Inferno" di Dario Argento?). Gli ultimi film in ordine di tempo sono"Villaggio dei dannati" e "Vampires", che con i precedenti due segnano prepotentemente il ritorno di Carpenter al B-movie per eccellenza.
Ci racconta di se:"Voglio visualizzare le mie fantasie, belle o brutte che siano" (...), "Sono bravissimo a fare buoni film con quattro soldi" (...), "La spontaneità è molto importante per me, al punto che non uso più lo storyboard, preferisco l'istante da cercare sul set; l'intensità della luce deciderà le inquadrature". Nei film di John Carpenter ci sono delle sequenze straordinarie da manuale del cinema.
Filmografia:
"Dark Star", 1974;
"Distretto 13: le brigate della morte", 1976;
"Halloween, la notte delle streghe", 1978;
"Fog", 1979;
"1997: Fuga da New York", 1981;
"La cosa", 1982;
"Christine: la macchina infernale", 1983;
"Starman", 1984;
"Grosso guaio a Chinatown", 1986;
"Il signore del male", 1987;
"Essi vivono", 1988;
"Avventure di un uomo invisibile", 1992;
"Body Bags. Corpi estranei", 1993 (co-regia insieme a Tobe Hopper);
"Il seme della follia", 1994;
"Villaggio dei dannati", 1995;
"Fuga da Los Angeles", 1996;
"Vampires", 1998;
"Fantasmi da Marte", 2001.
Film per la tv:
"Pericolo in agguato", 1978;
"Elvis il re del rock", 1979.