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Cineasti contemporanei





ABEL FERRARA: visceralmente inquieto!


Nel film per la tv "Crime Story" dopo soltanto pochi minuti un poliziotto violento si rivolge al bandito dicendogli:"Troverò la cosa che ami di più al mondo, e la ucciderò. Tua madre, tua moglie, tua figlia... Qualunque cosa sia, è morta".

Abel Ferrara (Stati Uniti, 1952), è un regista viscerale, inquieto ed originale come pochissimi nel firmamento cinematografico mondiale. "Sì, in America i censori devastano i miei film. Ma io me ne fotto, non sono disposto a scendere a compromessi. I miei film non sono per tutti. Me ne frego se turbano le casalinghe di Beverly Hills", questa dichiarazione d'intenti ben rende l'idea di quanto oscure e "disturbanti" siano le sue opere: in questi anni ha toccato livelli così estremi come solo David Cronenberg e David Lynch hanno saputo fare.

Con un stile visivo scarno e mai scontato, mette in scena storie esasperanti di paranoia urbana con lo scopo di turbare e spiazzare chi è disposto a calarsi nei meandri delle sue trame; il poliziesco metropolitano è il tramite. La sua direzione filmica si caratterizza come un continuo esercizio di stile: ambientazioni oscure, non solo nelle situazioni e nei personaggi, ma soprattutto nelle scenografie (le giornate di sole sono pressoché assenti), e un'eccellente direzione degli attori per una veridicità d'espressione a dir poco audace. Metà italiano e metà irlandese, schivo e alieno alle pubbliche relazioni, Abel Ferrara è vissuto nel Bronx, a New York, fino a tredici anni. Ha una capacità di filmare e dominare la violenza come pochi; rabbia ed oscurità invadono lo schermo raccontando, senza diplomazia alcuna, la peggiore realtà sociale contemporanea. I suoi personaggi, mai eroi, sono inevitabilmente in pericolo, stritolati senza rimedio da un destino crudele che loro invano tentano di fronteggiare: nessuna speranza di salvezza o fiducia nella giustizia, e la consolazione non è contemplata.

Dopo aver realizzato per la tv diversi episodi della serie "Miami Vice" e "Crime Story", e per il grande schermo l'inedito in Italia "The Driller Killer", il suo secondo lungometraggio del1981 è "L'angelo della vendetta", ambientato in una New York malefica dove regna soltanto il peggio dell'inquietudine metropolitana. Questo sarà il motivo ricorrente di tutta la sua sotterranea carriera, che muove i suoi primi passi riallaciandosi idealmente a "Taxi Driver" di Martin Scorsese. Nella storia: una poveretta, violentata due volte di seguito, uccide il secondo stupratore! Riconosciamo nella parte del primo stupratore, lo stesso cineasta, che tra l'altro compare anche in altre pellicole. Del 1984, con tematiche simili "Paura su Manhattan"; due anni dopo, pur cambiando location, siamo infatti a Chicago e naturalmente sempre nei posti peggiori, esce "Crime Story-Vite sbagliate". I venti minuti iniziali mozzafiato di "China Girl" del 1987, sono degni di essere ricordati nella storia del cinema; notevoli gli inseguimenti in vicoli e discoteche per l'ambientazione cupa ed inquietante che ormai è la prerogativa di tutti i suoi lavori. Il seguente "Oltre ogni rischio" è stato ripudiato da Ferrara per le manipolazioni imposte dalla produzione; rimane comunque un buon thriller di cui segnaliamo la particolarità dei suggestivi titoli di testa.

Meccanismi sempre più raffinati per "King of New York" del 1991; ottiene per la prima volta, l'apprezzamento della critica che si traduce in successo commerciale. Merito anche della stupenda interpretazione dell'attore protagonista Christopher Walken nella parte del gangster Frank White. Si legge su Cahiers du cinéma: a proposito del film: "Il suo stile quasi impressionista, dà al film tutta la sua forza, immergendo lo spettatore nella disturbante sensazione d'esserci". Con il duro e difficile "Il cattivo tenente" del 1992, un Ferrara ormai cineasta di culto ci presenta un lavoro viscerale dove morta la speranza, imperversano disperazione ed oppressione; interpretato da un grande Harvey Keitel, nel ruolo di un poliziotto perverso e drogato, questo film, secondo Irene Bignardi, meriterebbe l'Oscar della sgradevolezza. Ferrara ormai rivela uno stile originale in cui le scene sono allungate più dei tempi necessari al fine di dilatare e amplificare la sgradevolezza visiva e morale. E scende ancora più a fondo, con una spada che sembra non raggiungere mai il punto più doloroso, con "Occhi di serpente" senza dubbio l'opera più affascinante. È un film nel film, girato raccontando di un set dove ben presto si perde la bussola di quella che è la storia reale che si confonde sempre più con la finzione. Notevole anche l'incursione nel fantastico di "Ultracorpi-L'invasione continua", un lavoro su commissione, nel quale comunque il cineasta mette il suo zampino personale soprattutto per la stupenda fotografia e le opprimenti tenebre.

L'inedito in Italia "The Addiction", cupo ed esasperante più che mai, racconta una storia in bilico tra violenza, tossicodipendenza e vampirismo. I distributori italiani neanche l'hanno proposto sul mercato nazionale. Sorte diversa per il successivo "Fratelli" del 1996, che sul mercato americano è uscito con un più convincente ed esplicativo titolo, "The funeral". Un importante cast per questa storia di vendette familiari degna della saga de "Il Padrino" di Francis Ford Coppola. La violenza colpisce così tanto che resta difficile riuscire a soffocare la rabbia; impegnativo e cupo, si discosta notevolmente dalla scorrevolezza narrativa e concettuale della trilogia coppoliana. Un finale teso con scene di "straordinaria e feroce bellezza" suscita nello spettatore rabbia dal sapore molto amaro. Il protagonista Christopher Walken, racconta del lavoro con Ferrara come un qualcosa di creativo e stimolante, in cui molte cose vengono lasciate all'improvvisazione senza però mai abbandonare la "disciplina" del film. In "The Blackout" si racconta di una star assediata dal suo stesso successo, e per "New Rose Hotel", la messa in scena fortemente suggestiva è arricchita dalla superlativa recitazione di Christopher Walken, Willem Dafoe e Asia Argento.

Ferrara è un autore unico che lavora ai limiti del cinema di consumo; da indipendente è entrato nel sistema cinematografico americano guastandone tutte le convenzioni. Anzi, delle stesse si arma per costringere il pubblico a seguire le sue ossessioni. Le sue opere sono particolarmente difficili ed impegnative e richiedono parecchie visioni. Da segnalare la continua collaborazione con l'amico sceneggiatore Nicholas St. John, autore di quasi tutti i suoi script."L'ultima delle mie preoccupazioni è chi andrà a vedere i miei film".




Filmografia:

"The Driller Killer", inedito in Italia, 1979;
"L'angelo della vendetta", 1981;
"Paura su Manhattan", 1984;
"Crime Story-Vite sbagliate", film tv, 1986;
"Il gladiatore", film tv, 1986;
"China Girl", 1987;
"Oltre ogni rischio", 1989;
"King of New York", 1991;
"Il cattivo tenente", 1992;
"Occhi di serpente", 1993;
"Ultracorpi-L'invasione continua", 1993;
"The Addiction - Vampiri a New York", 1998 (uscita italiana);
"Fratelli", 1996;
"The Blackout", 1997;
"New Rose Hotel", 1998;
"Il nostro Natale", 2001;
"Mary", 2005;
"Go Go Tales", 2008.




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