Per Sergej M.Ejzenstejn:"È Dio padre. Ha tutto creato, tutto inventato". "Ogni articolo di cinema, dovrebbe parlare di Griffith...", sostiene Jean-Luc Godard, e parlando di Orson Welles:"Eppure, maledetti noi se dimentichiamo per un attimo che è il solo con Griffith - chi il muto, chi il parlato - ad aver messo in moto questo meraviglioso trenino elettrico al quale Lumière non credeva. Tutti, sempre, gli dovremo tutto". Ricorda Stanley Kubrick a proposito di Griffith: "La sua carriera costituisce una parabola sia esemplare che ammonitrice. I suoi film migliori saranno sempre annoverati tra i più importanti mai realizzati, e alcuni di essi gli hanno fatto guadagnare una grande quantità di denaro. Egli ha enormemente contribuito a trasformare i film da novità per nickelodeon in una forma d'arte, e ha dato origine e formalizzato molta della sintassi cinematografica ormai data per scontata. È diventato una celebrità internazionale, e la sua influenza si è estesa a molti artisti di punta e uomini di governo dell'epoca".
Che altro dire di David Wark Griffith (Stati Uniti, 1875-1948), senza dubbio la figura più influente della cinematografia mondiale! Giornalista, attore, quindi commediografo e sceneggiatore, infine cineasta rivoluzionario ed insuperato, artefice indiscusso del cinema inteso come tecnica ed arte, inventore
del linguaggio cinematografico da noi oggi affinato; insomma, D. W. Griffith ha trasformato il Cinematografo da curiosa invenzione tecnologica... in arte!
Il suo contributo nel cinema melodrammatico non è stato mai eguagliato; per primo ha avvicinato la macchina da presa agli attori girando sia in interni che in esterni ed eliminando ogni impressione di teatralità di cui il cinema pionieristico soffriva; scrivono a riguardo Reisz e Millar:"Fin dagli inizi della carriera Griffith si rese conto che riprendere un'intera scena a distanza fissa imponeva grossi limiti alla narrazione.Volendo mostrare allo spettatore il pensiero o le emozioni di un personaggio, capì che il modo migliore per farlo, era quello di avvicinare la macchina da presa, registrando così con più precisione l'espressione del viso" ed ancora: "La scoperta fondamentale di Griffith è stata quella di rendersi conto che una sequenza deve essere composta da singole inquadrature incomplete, scelte ed ordinate in base a motivi di necessità drammatica". Soltanto nel 1908, ha lavorato come regista a quasi cinquanta cortometraggi! Considerato il creatore del linguaggio filmico basato sul montaggio e l'inventore del flashback, lo impiegò già nel suo primo lavoro "Le avventure di Dolly", per il quale sostituì il regista ammalato; immediatamente gli venne assegnata la regia di tutta la produzione della Biograph, con un contratto incredibile che implicava due film di una bobina, più mezza bobina di comiche o un breve melodramma... alla settimana! Questo fu periodo di sperimentazioni, ma soprattutto anni di successo commerciale. Sotto la sua direzione, i guadagni della Biograph si moltiplicarono.
Tralasciando per un attimo l'importanza dell'opera griffithiana in materia di linguistica cinematografica, faccenda riservata ad esperti del settore, è di fondamentale importanza, per la comprensione del rapido successo commerciale, la particolarità che egli sapeva tutto sul teatro popolare. Karl Brown così scrisse:"Griffith era stato un pessimo attore. Ne conseguiva che poteva aver lavorato solo da pessimi impresari, con pessimi compensi. Viaggiava in lungo e largo per il paese, recitando in drammoni fra i peggiori. Ciò significava presentarsi al pubblico più misero, quello che pagava dieci, venti, al massimo trenta cents nei teatri delle cittadine più fuori mano e dei ghetti urbani. Poi per una svolta del fato sempre imprevedibile, la stessa gentuccia di città e di campagna divenne il pubblico dal quale il Nickelodeon dipendeva per la sua vita, libertà e ricerca della felicità. Questo Griffith lo sapeva. Conosceva anche la psicologia del pubblico più povero come nessun produttore di New York poteva conoscerla. Per dieci anni aveva visto spettatori delle caste più basse della società impazzire d'entusiasmo per le rappresentazioni teatrali più grossolane. Quello che volevano era una dose massiccia di tragedia o di commedia: non tragedie delicate, ma sangue a fiumi, non commedie spiritose, ma farsacce volgari. Tutto doveva essere o bianco o nero: eroi ed eroine quanto più puri possibile".
La genialità che lo contraddistingueva lo rese così potente che, megalomane come nessuno, si imbarcò spesso in imprese folli (il "Titanic" di James Cameron a confronto è stato ben poca cosa!). Nel 1913 lasciò la Biograph per sentirsi completamente libero di esprimere la nuova arte senza nessun vincolo produttivo. Il New York Dramatic Mirror annunciò che Griffith era senza lavoro:"D.W. Griffith, realizzatore di tutti i grandi successi della Biograph, che hanno rivoluzionato il dramma cinematografico e posto le fondamenta delle moderne tecniche di quest'arte. Fra le innovazioni da lui introdotte e ora generalmente seguite dai produttori più avanzati sono: l'uso di grandi primi piani e di riprese panoramiche da lontano, lo «switchback» o inserzione nella narrazione di avvenimenti precedenti, la suspanse mantenuta a lungo, la dissolvenza in chiusura e il contenimento della recitazione, tutti progressi che hanno dato al cinema piena dignità d'arte". All'epoca trentottenne aveva diretto non meno di quattrocento lavori senza che il suo nome apparisse mai sullo schermo; si sentiva ormai pronto a rischiare in prima persona e realizzò immediatamente quattro lungometraggi per la Mutual; accolti bene, misero in risalto parecchie invenzioni visive.
Nel 1915 la prima opera fondamentale, "La nascita di una nazione", una «pietra miliare della cinematografia» ricorda Paolo Mereghetti, girato soltanto in nove settimane è costato la cifra, esorbitante per l'epoca, di 110 mila dollari, incassandone poi 15 milioni! Successo straordinario al punto che Hollywood per la prima volta fu orgogliosa di una rappresentazione cinematografica grandiosa. Traboccante di nuove idee e soprattutto di soluzioni tecniche, racconta della guerra di Secessione e della sconfitta umiliante del sud da parte degli invasori nordisti. Pellicola fortemente coinvolgente, ma dal messaggio razzista, scatenò incidenti sanguinosi e si ricorda di quei giorni:"A Boston la polizia venne alle prese con la folla per tutto il giorno e una notte: sembrava la guerra civile". Nonostante le accuse di razzismo, questo lungometraggio inaugura il cinema quale mezzo espressivo artistico: i piani di ripresa diversi, il montaggio, il taglio dell'inquadratura, lo studio e la direzione degli interpreti e gli effetti nelle loro molteplici forme, tutto viene inventato, sperimentato e trasformato. Il grande successo di pubblico però fu merito soprattutto della pubblicità avuta dagli scontri razziali.
Per "Intolerance", la megalomania di Griffith non ha più fondo, siamo nel 1916, due milioni di dollari come costo, 100.000 metri di pellicola e ben 5.000 comparse! Storia pacifista utile a cambiare l'idea che Griffith aveva dato di sè con il precedente lavoro di razzista spietato. Quattro racconti diversi collegati tra loro ("La madre e la legge", "La passione di Cristo", "La notte di San Bartolomeo", "La caduta di Babilonia"). Tutte le sperimentazioni tendono ad un perfezionismo eccessivo come per le macchine da ripresa montate su gru tenute sospese da palloni aerostatici. Il film è strutturato in tredici parti per complessive tre ore e un quarto, e la prima edizione del montaggio durava otto ore! La lavorazione fu impresa ardita se non eroica! Il rivoluzionario montaggio spiazzò il pubblico ma entusiasmò i colleghi. Scrisse Anita Loos:"Quando Intolerance fu finito, e D. W. Griffith lo stava montando, un giorno mi mandò a chiamare e mi disse che le didascalie le lasciava scrivere a me. Così mi sedetti con Griffith in sala di proiezione e credo di essere stata la prima a vedere il film perché Griffith lavorava con la massima segretezza e nessuno di coloro che avevano recitato Intolerance sapeva di che cosa si trattasse. Avevano idee del tutto confuse su ciò che D. W. Griffith stava preparando. Quando mi invitò a vedere il film, lo guardai con un sacro terrore a causa del mistero che fino a quel momento lo aveva circondato. Mi sembrò terribile. Non riuscivo a vedere. Non ero abbastanza intelligente per percepire l'ampia visione di quell'uomo. Il modo in cui mescolava gli elementi temporali, che non era mai stato visto prima, lasciava completamente smarriti gli spettatori. E anche me. Ma mi feci coraggio e scrissi le didascalie. Come tante cose terribilmente importanti della vita, quando succedono non ci se ne accorge, così non mi resi conto del momento storico che stavo vivendo mentre vedevo quel film".
Nel 1918 Griffith fonda insieme a Douglas Fairbanks, Charlie Chaplin e Mary Pickford, la United Artists fallita poi nel 1980 con "I cancelli del Cielo" di Michael Cimino. Un altro grande successo fu "Cuori del mondo", film di propaganda commissionato dai governi inglese e francese: il dovere ed il patriottismo prioritari rispetto all'amore e alla cultura. "Giglio infranto", è un famosissimo e commovente melodramma. Per il Mereghetti è da «questo uso sistematico delle situazioni forti che nasce una poesia disperata e quasi selvaggia che sa andare molto oltre le frontiere del melodramma», dolcezza e violenza sono le caratteristiche salienti di questa pellicola considerata da molti la miglior opera di Griffith. Ricordiamo inoltre le sequenze memorabili di "Agonia sui ghiacci" che, nel 1985, è stato restaurato dal Museo d'Arte Moderna di New York. All'epoca, ogni critica o recensione sui film di Griffith furono superflue, tutto era perfetto, innovativo ed artistico. Con l'arrivo del sonoro, per il regista iniziò il declino, causato tra l'altro dalla sete di successi commerciali di cui, la produzione mastodontica griffithiana, ormai non poteva più fare a meno; si mirava agli incassi e le sperimentazioni non erano più così necessarie. La critica distrusse senza pietà l'immagine del cineasta che essa stessa aveva contribuito a creare, quando si accorse che la vena innovativa si era affievolita.
"Le due orfanelle", del 1922, è l'ultimo capitolo importante, un'ormai retorica formidabile realizzazione: un set di cinquantamila metri quadri (!), e l'ultima sequenza, un famoso salvataggio all'ultimo minuto che l'autore americano aveva sperimentato già nelle predecenti opere. Tra l'altro infatti, Griffith è anche l'inventore del montaggio parallelo, capace di tenerci continuamente il fiato sospeso, staccando continuamentre tra le sequenze dedicate al "salvato" a quelle del "salvatore".
Pioniere del linguaggio cinematografico, David Wark Griffith è autore dei primi kolossal-capolavori; il suo merito principale è stato quello di fondere l'industria con l'arte.
Filmografia essenziale:
"Le avventure di Dolly", 1908;
"Per amore dell'oro", 1908;
"Dopo molti anni", 1908;
"Edgard Allan Poe", 1909;
"La villa solitaria", 1909;
"Olio e acqua", 1913;
"Il massacro", 1912;
"L'uomo primitivo", 1913;
"Amore di madre", 1913;
"Donna che ama", 1914;
"La coscienza vendicatrice", 1914;
"Giuditta di Betullia", 46 min, 1914, rieditato nel 1917 con circa 20 minuti in più con il titolo di "Her Condoned Sir";
"La nascita di una nazione", 165 min, 1915;
"Intolerance", 210 min, 1916;
"Cuori del mondo", 108 min, 1918;
"Giglio infranto", 91 min, 1919;
"Agonia sui ghiacci", 119 min, 1920;
"Le due orfanelle", 170 min, 1922;
"Zingaresca", 1925;
"La canzone del cuore", 1929;
"Il cavaliere della libertà", 1930.