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Cineasti classici



ALFRED HITCHCOCK, genio e semplicità


"La bellezza delle immagini, la bellezza dei movimenti, il ritmo, gli effetti, tutto deve essere sottomesso e sacrificato all'azione". Alfred Hitchcock (Inghilterra 1899 - USA 1980), risiede nell'olimpo degli autori cinematografici e senza dubbio ne incarna la parte meno ermetica, la più comprensibile agli occhi degli spettatori. "Non giro mai un quadro di vita vissuta perché quello la gente può benissimo trovarlo a casa sua o in strada e persino davanti l'ingresso del cinema. Non c'é bisogno di pagare il biglietto per vedere una «fetta» di vita vissuta".

I film del re della suspense sono sofisticati esercizi di regia ma con lo scopo fondamentale di intrattenere lo spettatore inchiodandolo alla poltrona. Ciò è sempre l'elemento dominante, il suo marchio di fabbrica. In virtù di questo è il cineasta più popolare presso il grande pubblico; universalmente considerato come un abile manipolatore di paure cinematografiche, profondo conoscitore degli strumenti del mestiere, attento all'inverosimile alle novità tecniche, rigoroso come un matematico (usa storyboard meticolosi), ha vissuto solo per il suo lavoro, realizzando pellicole traboccanti di sequenze da antologia, di finezze narrative; opere totali accurate in modo straordinario e caratterizzate da una maestria tecnica stupefacente. "La finestra sul cortile", "La donna che visse due volte", "Intrigo internazionale", "Psycho", "Gli uccelli", sono fondamentali pellicole di riferimento per qualsiasi appassionato del grande schermo.

I temi ricorrenti che mette in scena sono l'angoscia e la colpa (presunta). Attraverso le paure più segrete dell'individuo, è capace di tenere incollato lo spettatore allo schermo sfruttando, come nessun altro regista, prima e dopo di lui, i temi del sospetto, della minaccia, dell'innocente perseguitato. Genio pubblicitario, ama inoltre curare personalmente la fotografia, il sonoro e il montaggio considerati elementi fondamentali. Un incredibile filmografia di quasi sessanta lungometraggi e due serie televisive: "Sospetto" e "Hitchcock presenta", realizzate alla metà degli anni cinquanta, ci danno la giusta dimensione, non solo numerica ma anche culturale, della monumentale carriera dell'autore inglese. A cavallo tra il cinema muto e sonoro, "Blackmail" del 1929, è il primo film parlato di tutta la cinematografia britannica e Hitchcock, considerando in cinema muto «puro» ne ha montato anche una versione senza sonoro! Nel 1937 realizza "Giovane e innocente", che secondo Rohmer e Chabrol, contiene il più bel carrello in avanti della storia del cinema, inoltre è uno degli ultimi film che ha realizzato in Inghilterra. Successivamente i lavori del Maestro del brivido si caratterizzeranno per un ritmo strabiliante e invenzioni e trovate a bizzeffe, tra cui ricordiamo le fugaci apparizioni personali come comparsa, a mò di firma visiva. Per il suo primo lungometraggio ad Hollywood, "Rebecca, la prima moglie" è subito Premio Oscar come miglior film e per la migliore fotografia.

"Il sospetto", del 1941, contiene una sequenza da antologia, quella in cui un bicchiere di latte, forse avvelenato, è stato illuminato per mezzo di una lampadina immersa nel suo interno. Pellicole memorabili sono "I prigionieri dell'oceano", storia di un naufragio e "Io ti salverò" che racconta di un'ossessione infantile che sconvolge la personalità di un medico, tra l'altro Premio Oscar alla colonna sonora. Con l'incredibile "Notorius, l'amante perduta", esempio di come il massimo risultato sia stato raggiunto con il minimo dei mezzi, un inno alla semplicità, ha inizio un periodo straordinariamente creativo che si inaugura con "Nodo alla gola", prima sua pellicola a colori; un'incredibile scommessa tecnica, filmato in un unico ambiente e con un solo lunghissimo piano sequenza (in pratica una sola inquadratura per tutto il film)! Ancora novità per "Il delitto perfetto" del 1954, originariamente girato in 3D, a dimostrazione della continua ed esasperata ricerca della perfezione che lo porterà alla realizzazione del «dizionario cinematografico» de "La finestra sul cortile", caratterizzato da una sceneggiatura così perfetta da meritarsi le lodi di colleghi del calibro di François Truffaut.

Nel 1958, "La donna che visse due volte" ("Vertigo"), è un film inquietante e perfetto sotto qualsiasi punto di vista; senza dubbio è uno dei lungometraggi più importanti della storia del cinema: "è un esempio di come", secondo il parere di Martin Scorsese: "sia possibile fare un film dentro le regole dello «studio system» e, allo stesso tempo, realizzare un film d'autore. Un esempio di storia ben raccontata, con personaggi magistralmente definiti, che ostentano una psicologia complicata ma non «bergmaniana». «Vertigo» è la dimostrazione di come si possa realizzare un film appassionante e profondo allo stesso tempo e resta una lezione importante per i registi attuali". Cult Movie stupefacente che ancora oggi, dopo quasi quarant'anni, vanta una legione di seguaci; la pellicola è stata restaurata nel 1996 con una spesa di un milione di dollari. È un finale passato alla storia quello di "Intrigo internazionale" in cui i protagonisti arrampicano sui ritratti dei presidenti americani scolpiti sul Monte Rushmore; il film è stato lungamente studiato e non solo dagli addetti ai lavori. Del 1960, vero saggio di suspense cinematografica, è "Psycho" il più grande successo del cineasta inglese; un aneddoto a descrizione della perfezione maniacale di Hitchcock: per i 45 secondi della scena della doccia, ha impiegato 72 posizioni di telecamera e 7 giorni di lavorazione. Il regista Gus Van Sant nel 1999 ha realizzato uno stupendo remake, vero atto d'amore, perfettamente uguale all'originale se non nelle nuove tecnologie e negli attori diversi: "È stato come realizzare un falso, come fare una copia della Gioconda o del David". Per ultimo ricordiamo "Gli uccelli", anch'esso uno dei capolavori assoluti della cinematografia; 350 effetti particolari; straordinario per la tecnica e i trucchi, i membri della troupe dovettero ricorrere alle cure ospedaliere più volte a causa dei problemi con i corvi. Una curiosità, nella pellicola non è presente il classico the end finale.

"Il regista deve sempre cercare nuovi modi di esprimere le idee. Soprattutto deve cercare di farlo il più brevemente possibile, cioè con il minor numero di immagini", "Mi piace che il pubblico continui a interrogarsi e che non sappia mai cosa succederà dopo. Faccio crescere l'interesse del pubblico in modo graduale e sicuro e, nei thriller, lo porto ad un crescendo. Alfred Hitchcock Premio Oscar alla carriera 1967.




Filmografia essenziale:

"Black mail", 1929;
"Notorius, l'amante perduta", 1946;
"Nodo alla gola" conosciuto anche come "Cocktail per un cadavere", 1948;
"L'altro uomo" o "Delitto per delitto", 1951;
"Io confesso", 1953;
"La finestra sul cortile", 1954;
"Caccia al ladro", 1955;
"L'uomo che sapeva troppo", 1956;
"Il ladro", 1956;
"La donna che visse due volte", 1958;
"Intrigo internazionale", 1959;
"Psycho", 1960;
"Gli uccelli", 1963.






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