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Cineasti contemporanei





NEIL JORDAN: cronache di violenza assoluta


Padre insegnante, madre pittrice, tre matrimoni e quattro figli sulle spalle, musicista (suona il sax). Scrittore di pregio pubblica il suo primo libro a vent'anni, oggi invece è cineasta tra i più interessanti ed originali del panorama mondiale;

"È stato «La Strada» di Federico Fellini il film che mi ha fatto capire il legame tra letteratura e cinema"; è l'eclettico della cinematografia irlandese che pur vanta nomi di spicco come Jim Sheridan, Derek Jarman, Ken Loach e Stephen Freas.

Neil Jordan (Irlanda, 1950) ha raggiunto la notorietà attraverso "La moglie del soldato", ma è diventato regista di culto per il più affascinante "Intervista con il vampiro". "A me piace partire da situazioni piuttosto realistiche, e poi far intraprendere al pubblico una specie di viaggio, per portarlo in un posto irreale, che ha a che vedere con i sogni, con gli incubi, con il paradosso", questa sua stessa dichiarazione ci introduce in un mondo cinematografico popolato da personaggi che vivono di continue violenze, sia fisiche che soprattutto psichiche, violenza, a detta del regista, assoluta, al di là di fazioni ed ideologie, questa è la vera novità del lavoro di Jordan; allora non è la violenza soggetiva o politica della sua Irlanda, ma quella assoluta, di tutti gli esseri.

Nel1981 viene chiamato, quale scrittore, come consulente da John Boorman per "Exalibur". L'anno dopo per "Angel", il suo primo lavoro alla regia, riceve il premio in Gran Bretagna quale migliore esordiente; una pellicola pregievole prodotta da John Boorman che tratta dell'ambiguità umana, in cui i protagonisti si trasformano continuamente tra l'angelico ed il diabolico. Il successivo "In compagnia dei lupi", premio della critica inglese per la migliore regia, è una fiaba provocatoria e surreale, un racconto in cui la protagonista, attraverso la conoscenza del mondo dei lupi, impara a conoscere quello degli uomini; ispirato molto liberamente alla storia di Cappuccetto Rosso è uno dei film più originali degli anni ottanta, ricco di tantissime sequenze di grande impatto visivo e psicologico, con effetti speciali all'avanguardia per l'epoca, una surreale foresta è stata interamente ricostruita in studio.

Nel 1986 "Mona Lisa", Palma d'Oro al Festival di Cannes a Bob Hoskins come migliore attore, un ritratto di Londra attraverso un noir il cui tema centrale è lo shock della conoscenza, Jordan lo descrive come un film di "passioni mal riposte e devastazioni emotive". Il regista, particolarmente attento alle musiche, ha curato una colonna sonora studiatissima. Raggiunto il successo si trasferisce ad Hollywood per dirigere diverse pellicole. Le prime due, seppur con grandi attori sono deludenti; il cineasta irlandese è sopraffatto da i produttori che gli hanno stravolto i progetti ancora prima che iniziasse le riprese. "Fantasmi da legare" è una commedia-horror, pur godibile ma poco riuscita, in cui gli effetti speciali la fanno da padrone. Il seguente "Non siamo angeli", è una farsa, con tempi di narrazione incredibilmente eccezionali; Jordan ha lavorato su commissione con Robert De Niro attore e mattatore superlativo, nonché produttore esecutivo; due opere incomplete sfuggite a Jordan che non ha avuto nessuna possibilità di controllo sul prodotto finale. Dopo questa prima parentesi Hollywoodiana, torna in Irlanda con il rammarico di non essere riuscito a supervisionare completamente neanche un film.

Il nuovo lavoro alla regia è il pregevole "Un amore forse due", una piccola storia girata a Bray, la città dove vive, un ritorno al cinema indipendente quindi, per un dramma dalle tante battute e colpi di scena. È con "La moglie del soldato" del 1992, che raggiunge il pieno successo internazionale, sei Nominations e premio Oscar per la sceneggiatura scritta di proprio pugno. Da uno scontato inizio, un rapimento da parte dell'Ira di un militare inglese, Neil Jordan ci trascina in una ricerca interiore distruttiva, l'ambiguità di questa pellicola ci spiazza continuamente, soprattutto attraverso un colpo di scena che lascia lo spettatore senza fiato; un grande film, violento ma delicato, sulle possibilità ambigue dell'amore. Finalmente Jordan è stato capace di controllare il prodotto finale e senza interferenze esterne."Ne La moglie del soldato il mio protagonista inizia a mettere in discussione la propria identità politica, poi quella razziale, infine quella sessuale".

Ma il regista rivela la definitiva maturità, con la libertà cinematografica di "Intervista col vampiro", realizzato, grazie al successo del lavoro precedente, con enorme dispiego di mezzi. Troupe composta da innumerevoli specialisti già premi Oscar per altre pellicole; lo scenografo Dante Ferretti ha fatto costruire negli sudi di Pinewood ben 65 interni; Stan Winston autore per i, mai così raffinati, effetti speciali; la storia è un indagine psicologica profonda sulla società e sui sentimenti, attraverso un horror-movie che racconta di un vampiro vittima cosciente della sua condizione attraverso tre secoli. Tratto da un libro di Anne Rice che ha venduto quattro milioni di copie, Jordan ha risolto brillantemente una produzione che ad Hollywood è rimasta in un cassetto aperto per diciotto anni. Per quasi un ventennio si sono avvicendati decine di probabili attori e registi. Da Ruthger Hauer a John Travolta, Richard Gere, Cher, Mel Gibson, Sting, Daniel Day-Lewis e Jeremy Irons fino a quando, tra molte polemiche, a Tom Cruise è stata affidata la parte di protagonista e a Neil Jordan la regia. Uno staff da favola per un film stupendo che non ha sfondato al botteghino soltanto per colpa della sua complessità che ne richiede una visione attenta e culturale e, non soltanto spettacolare come ci si attende da un film di vampiri. Un incredibile Tom Cruise nella parte del vampiro cattivo, un magnetico Brad Pitt per quello buono e vulnerabile e un aristocratico Antonio Banderas anch'egli naturalmente vampiro.

Per ultimo "Michael Collins", ancora una mega produzione, Leone d'Oro alla Mostra di Venezia e premio per la migliore interpretazione maschile. Un progetto covato da Jordan per tredici anni. Film sulla guerra civile, è la storia dell'eroe-terrorista irlandese Michael Collins che più di altri a contribuito all'indipendenza del suo paese dalla Gran Bretagna. Un kolossal con il più grande set cinematografico (per le scene di massa) mai realizzato in Irlanda; quattro mesi per costruirlo, una superba direzione fotografica di Chris Menges già premiato in passato due volte con l'Oscar.




Filmografia:

"Angel", 1982;
"In compagnia dei lupi", 1984;
"Mona Lisa", 1986;
"Fantasmi da legare", 1988;
"Non siamo angeli", 1989;
"Un amore forse due", 1990;
"La moglie del soldato", 1992;
"Intervista col vampiro", 1994;
"Michael Collins", 1996;
"The Butcher Boy", 1997;
"In Dreams", 1999;
"Fine di una storia", 2000;
"Triplo gioco", 2002;
"Breakfast on Pluto", 2005.




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