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Cineasti contemporanei





KRZYSZTOF KIESLOWSKI, l'inconfondibile


Krzysztof Kieslowski (Polonia, 1941-1996), possiede un'inconfondibile personalità cinematografica. Il suo cinema, difficile, esplora la condizione umana in tutte le sue forme; è così esigente con se stesso che non sorprende che lo sia anche con gli spettatori; ama rendere arduo il compito di chi guarda e cerca di comprendere i suoi lavori."Quello che voglio mostrare è che i problemi non sono mai pratici o politici. I veri problemi sono sempre dentro di noi".

Nelle sue opere è duro e spietato ma sempre lucido e razionale; pessimista totale e definitivo, guarda con un occhio puro e cinico la bassezza e la doppiezza dell'essere umano. È entrato nella storia della cinematografia con "Decalogo", dieci film per la tv polacca di circa un'ora ciascuno. Un'opera ciclopica scritta a quattro mai con il fido avvocato-sceneggiatore Krzysztof Piesiewick; dieci film sui valori umani fondamentali, e ogni episodio è su uno dei Dieci Comandamenti. Laureato in Cinema arriva a "Decalogo" dopo ventuno documentari e dieci film a soggetto per la televisione, tra cui "Senza fine", del 1984, sicuramente il lavoro più importante. La critica mondiale si interessa a lui nel 1979 con "Il cineamatore", vincitore al Festival di Mosca, in cui Kieslowski mostra un promettente cambio di passo rispetto ai lavori precedenti. Tra gli altri riconoscimenti di questo periodo ricordiamo il Premio Speciale della Giuria di Cannes e il Felix per "Breve film sull'uccidere" del 1987.

Da un'idea già in embrione in "Decalogo 9", realizza nel 1991 "La doppia vita di Veronica"; è la storia di due destini di donna legati indissolubilmente, di nuovo un cinema crudele sulla quotidiana fatica di vivere. Nel '92 nasce un progetto di tre film legati ai colori della bandiera francese e ispirati ai tre principi cardine della rivoluzione del 1789: la libertà per "Film Blu", l'uguaglianza per "Film Bianco" e la fraternità per "Film Rosso". Il perché Kieslowski torni al film a più episodi è presto spiegato da una sua famosissima citazione:"Quando si accendono più riflettori l'oggetto è più illuminato". Una trilogia straordinariamente emozionale ed intensa ma, nel messaggio, sempre molto dolorosa e crudele.

Kieslowski e Piesiewick hanno dimostrato ad Hollywood che si può fare grande cinema con pochi mezzi, pochi personaggi, pochi ambienti ed avendo come produttore la televisione. Il cineasta polacco, scomparso recentemente, riesce ad ottenere tantissimo dagli attori ed è convinto ed affascinato dalle infinite capacità di montaggio per cambiare radicalmente un film; infatti monta il film più volte, almeno sei o sette; per "La doppia vita di Veronica", ha girato sette finali per realizzare diciassette montaggi! Chi più inconfondibile di lui?




Filmografia essenziale:

"Decalogo", (10 film diversi) 1988-89;
"La doppia vita di Veronica", 1991;
"Tre colori-Film Blu", 1992;
"Tre colori-Film Bianco", 1993;
"Tre colori- Film Rosso", 1994.




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