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MARATONA: la storia, la tradizione, il mito... e la corsa
di Gabriele La Rovere


Della corsa, la maratona costituisce la parte più nobile e sofferta. Diventato negli ultimi anni un modus essendi, secondo L'Enciclopedia Italiana Treccani: la Maratona è una corsa durissima, che può essere disputata solo da atleti provetti e specialmente allenati, è la gara più lunga e faticosa di tutto il programma olimpico.

Nell'Olimpiade, a questa gara partecipano non più di un centinaio di atleti; insomma una corsa per pochi folli! Nell'attuale quotidianità invece: Maratona di Londra 1995, partecipanti 38.000; Maratona di New York 1995, partecipanti 28.000; Maratona di Venezia 1995, partecipanti 7.500... che devono percorrere 42 chilometri e 195 metri di corsa! Ma allora i conti non tornano. Perché una gara olimpica cui partecipano pochi specialisti, si trasforma in un vero e proprio bagno di folla in occasione delle maratone dei grandi centri urbani? Per comprendere perché una gara tanto lunga e faticosa affascini così tanta gente che, tutto sommato, non ha niente a che vedere con l'agonismo, dobbiamo rifarci ad un celebre avvenimento della storia antica.

Nel 490 a. C., nella pianura di Maratona, nei pressi di Atene, fu combattuta l'omonima grande battaglia tra i Persiani e gli Ateniesi. Si trattò di una di quegli accadimenti che ha avuto rilevanza nella storia del mondo: fu considerata la prima importante e decisiva vittoria degli europei sugli orientali. Gli invasori Persiani volevano punire i Greci che anni prima avevano appoggiato la rivolta degli Ioni. Sbarcarono nella baia di Maratona, a pochi chilometri da Atene, con numerose chiatte scortate da 600 triremi, che trasportavano, si presume 50.000 uomini in pieno assetto di guerra, nonché armi, equipaggiamenti e perfino la cavalleria. Secondo la tradizione, i Persiani avrebbero dovuto comprendere tra le loro file 200/600.000 unità, ma la cifra è poco attendibile in quanto gli antichi non erano in grado di trasportare in mare in una sola volta più di 20/30.000 persone. Messe in secco le navi aspettarono nella pianura di Maratona sperando che in Atene insorgesse la ribellione fomentata da alcuni seguaci dell'armata persiana. Saputo dell'accentramento delle forze dei Persiani, gli Ateniesi, desiderosi di scontrarsi con il nemico direttamente sul luogo dello sbarco, lontano dalla loro città, portarono il loro esercito di 11000 soldati su di un altura, in modo da controllare i nemici e le vie di accesso ad Atene, in attesa che arrivassero soccorsi dagli alleati di Sparta, a cui nel frattempo avevano chiesto aiuto. Gli Ateniesi, dopo un paio di settimane, vedendo una parte dei Persiani reimbarcarsi con lo scopo di attaccare Atene anche da un'altro versante, decisero, attraverso un celebre consiglio di guerra formato da 10 strateghi, di attaccare senza aspettare rinforzi dagli Spartani, ancora indecisi sul da farsi per motivi religiosi. Gli orientali erano superiori numericamente, ma di gran lunga inferiori tatticamente.

La battaglia si svolse, probabilmente, il 10 agosto. Le truppe di Atene, al passo di corsa urtarono violentemente contro l'esercito nemico. Secondo Erodoto, la corsa fu di circa un chilometro e mezzo; più probabilmente invece, furono solo 150 metri, perché si ritiene che una tale distanza da parte di truppe pesantemente armate fosse inconcepibile da coprire. I Persiani ebbero la peggio e furono costretti a reimbarcarsi. La tradizione racconta di perdite umane per circa 6400 combattenti (cifra probabilmente esagerata), contro i 192 morti Ateniesi (cifra esatta in quanto Erodoto si basò sull'elenco dei caduti). Vinta la battaglia, l'esercito ateniese, dopo un brevissimo riposo, tornò indietro, coprendo con una marcia rapidissima (11.000 uomini, quasi al passo di corsa!) i 34 chilometri che li separavano da Atene. Avevano paura, infatti, che le navi Persiane in mare attaccassero la città sguarnita, ma questo non avvenne. Comunque nonostante questa importante e schiacciante vittoria, l'anno successivo i Persiani entrarono in Atene.

In questo contesto si colloca la figura mitica dell'ateniese Fidìppide, di professione emerodromo (uomini capaci di correre per un intero giorno, o più a lungo; molto importanti nella vita delle antiche città greche ed ancora più importanti per l'esercito, poiché rappresentavano generalmente i soli mezzi di comunicazione; alcuni di loro erano in grado di percorrere 200 chilometri in 15 ore!), il quale fu mandato prima della battaglia, a Sparta per chiedere aiuto. Corse, tagliando per le colline, per circa 250 chilometri, impiegando 2 giorni per poi tornare di nuovo indietro. Erodoto ci tramanda che Fidìppide raggiunse Sparta "Nel giorno immediatamente successivo" alla sua partenza, e cioè che impiegò non più di 48 ore e tornò presto indietro, se non immediatamente, il che farebbe pensare che abbia corso per 500 chilometri in soli 3 o 4 giorni. Inoltre, sempre secondo l'illustre storico, Fidìppide raccontò che durante il ritorno, nelle vicinanze del monte Partenio, si imbatté nel dio Pan, che esortava gli Ateniesi a venerarlo per ottenere la vittoria. Dopo la battaglia, infine, corse fino ad Atene, per 42 chilometri morendo nei pressi dell'Acropoli, probabilmente per la fatica (!), dopo aver annunciato la vittoria.

In ricordo di Fidìppide e del grande scontro in cui i Greci sconfissero i Persiani praticamente al passo di corsa, è stata inserita la gara di Maratona nella prima Olimpiade dell'era moderna svoltasi nel 1896 ad Atene. La corsa copre un tragitto di Km 42,195 che sarebbe, secondo moderni calcoli, la distanza dal luogo della battaglia ad Atene, e più precisamente dal ponte di Maratona allo stadio Panathinaiko. Poi con il passare degli anni il rito si è ripetuto al di fuori delle Olimpiadi in un pò tutte le città più importanti del mondo lasciando, come costanti fisse, il nome (Maratona) e la distanza (Km 42,195). Ora, ogni anno, tutte le grandi città ripropongono la loro maratona e l'incredibile numero di partenti e la durezza della gara confermano che ogni partecipante, aldilà della prestazione sportiva, corre per annunciare la vittoria... la sua!

La tradizione, per mezzo del rito, ripropone ogni volta il "Mito". E il "Mito"... è la vita. La maratona offre alle masse una possibilità di identificazione con l'angoscia e la bellezza dello sport poiché i concorrenti riuniscono mente e corpo in una prova definitiva delle loro risorse. Questa particolare gara fa in un certo senso di ogni replica una speciale commemorazione.



Da correre assolutamente:

150 metri veloci (per scontrarsi contro i Persiani) in pesante dotazione da combattimento;

34 chilometri (per il ritorno ad Atene) sempre in pesante equipaggiamento da combattimento;

42 chilometri corsi da Fidìppide (la Maratona), fortunati voi, senza l'equipaggiamento pesante da combattimento;

infine i 250 chilometri da Atene a Sparta (la Spartathlon), corsi sempre da Fidìppide, senza la dotazione da combattimento, in 2 giorni e trascorrendo la notte alle stelle. Ah! non dimenticatevi del ritorno.

Alla fine del programma, se siete giunti a destinazione, e soprattutto siete ancora vivi, potete incoronarvi Maratoneti!





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