Massimo Troisi (Italia, 1953-1994), oltre che attore tra i più amati ed indipendenti del cinema italiano è regista originale ed austero. Nella sua breve carriera, stroncata precocemente da una malattia di cuore, ha firmato la regia, il soggetto e la sceneggiatura di cinque splendidi lavori per i quali, è anche attore protagonista dal talento indiscusso.
È il Troisi non solo attore, quindi cineasta che ci interessa; cinque pellicole esilaranti in cui il comico napoletano è tutto: soggettista-sceneggiatore, regista e protagonista; a completare inoltre la carriera alcune interpretazioni importanti tra cui quelle per Ettore Scola e Michael Radford. Il cinema di Troisi è originale e spontaneo, a tratti difficile, caratterizzato da una continua non ricerca del successo commerciale; storie impregnate di malattie, paure e gelosie sapientemente costruite attraverso tanti piccoli monologhi sul tipo delle gag televisive. È lui l'artefice di tutto: la voce, i gesti, gli sguardi e le difficoltà; nella sua ermeticità di artista ha potuto contare su di una personalità poliedrica.
Nasce con il cabaret televisivo; si trasforma ben presto in sceneggiatore scoprendosi naturalmente attore e regista. Si inventa una direzione filmica semplice e poco complessa con al centro se stesso e senza megalomania ed eccessi; insomma mai banale e senza strafare. Nonostante questa apparente piattezza cinematografica, le sue pellicole hanno riscosso un gran successo prima di pubblico e ultimamente anche di critica; un cinema quindi mai oggetto di consumo; una regia semplice, apparentemente insufficiente, sempre finalizzata al cosa e mai al come; insomma caso atipico nel cinema, i difetti e la scarsezza della direzione sono in realtà i suoi punti di forza. Nel suo primo "Ricomincio da tre" (Nastro d'Argento e David di Donatello), l'uso del monologo, una monotonia di scena quasi teatrale (nel cinema è possibile ben altra cosa!) e l'insistente inquadratura statica su se stesso, denunciano una scarsa capacità nella regia, ma inevitabilmente una enorme libertà e spontaneità espressiva che sarà la ricetta del successo. All'aiuto regia c'è Umberto Angelucci già in passato assistente di Pasolini, quasi a rappresentare il controllore della direzione filmica. Già in questo primo lavoro il suo personaggio è caratterizzato da un uso del dialetto e della gestualità assolutamente originale.
Nel successivo "Scusate il ritardo", si riconferma autore indipendente e svincolato da qualsiasi idea che non sia la sua. Un Troisi già idolatrato dopo soltanto due film, è quello di "Non ci resta che piangere", realizzato in coppia con Roberto Benigni; un ottima produzione con Giuseppe Rotunno alla fotografia, Nino Baragli al montaggio e Pino Donaggio alle musiche. Troisi e Benigni si fanno continuamente la spalla in gag esilaranti e la sceneggiatura spesso inconsistente e disarticolata si giustifica attraverso una dichiarazione d'intenti di Benigni:"Ma sìa, facciamo una cosa che ci divertiamo noi... che c'importa". Nel 1987, "Le vie del Signore sono finite", una triste opera sulla solitudine e l'amore; è il tentativo riuscito di scandagliare nuove strade ma senza abbandonare il suo personaggio caratteristico; è il primo lavoro veramente professionale. D'ora in poi il cinema di Troisi pur comico diventerà sempre più triste.
L'ultima regia: "Pensavo fosse amore invece era un calesse", nel quale il comico napoletano è anche padrone della direzione, è ormai completa e senza sbavature. Muore d'infarto dopo poche ore dall'ultimo ciak per "Il postino", (cinque Nominations ad Hollywood: miglior film, migliore regia, migliore attore protagonista, migliore sceneggiatura, migliore colonna sonora; premio Oscar alla colonna sonora di Luis Enrique Bacalov), girato da Michael Radford. Il film è una straordinaria storia umana tra un postino di una sperduta isola del Mediterraneo e Pablo Neruda. Il regista inglese, grazie all'affetto e alla stima che lo legano al comico napoletano, delinea la figura di Troisi, irrimediabilmente stanco e sostituito nel cinquanta percento delle riprese dalla controfigura, in modo sapiente quasi a mò di testamento, attraverso un uso posato dell'obiettivo. Infatti Troisi in questa sua ultima ed epitaffica pellicola è attore superbo, molto aldilà del cinema di genere (comico).
Quelle del regista napoletano sono tutte opere piacevoli e ben girate, si ha l'impressione talvolta del b-movie, non per bisogno, ma sempre per scelta artistica: "Ho cominciato a fare regia proprio per caso, per non dover sottostare all'idea che un regista leggeva quello che io scrivevo senza capirlo".
Filmografia:
-regista ed attore protagonista-
"Ricomincio da tre", 1980/81;
"Morto Troisi, viva Troisi", 1982 (film per la tv);
"Scusate il ritardo", 1982/83;
"Non ci resta che piangere", 1984 (co-regia con Roberto Benigni);
"Le vie del Signore sono finite", 1987;
"Pensavo fosse amore invece era un calesse", 1991;
-attore protagonista in opere altrui-
"No grazie il caffè mi rende nervoso", 1983 di Lodovico Gasparini;
"Hotel Colonial", 1985 di Cinzia Th Torrini;
"Splendor", 1989 di Ettore Scola;
"Che ora è", 1989 di Ettore Scola;
"Il viaggio di Capitan Fracassa", 1990 di Ettore Scola;
"Il postino", 1994 di Michael Radford in collaborazione con Massimo Troisi.